Palestra Popolare: un'altra faccia dello sport nato dal basso

L'associazionismo sportivo non è solo calcio. E lo sport popolare non è solo associazionismo. Vi presentiamo il network delle palestre popolari
21.10.2020 12:30 di  Luca Bolli   vedi letture
Dal sito palestrapopolare.it
Dal sito palestrapopolare.it

A Milano esiste una realtà dove lo sport - e la boxe in particolare - è davvero di tutte e di tutti. Le federazioni sportive sono lasciate fuori dagli spazi autogestiti e l'associazionismo è addirittura superato: lo statuto è del tutto informale e si fonda sulla partecipazione e sulla lotta al razzismo, al sessismo e alle discriminazioni. Sono questi i presupposti che stanno alla base del CAPPA, il Coordinamento Antifascista delle Palestre Popolari Autogestite, un network nazionale sviluppatosi fortemente negli ultimi cinque anni con l'intento di stimolare la crescita culturale, sportiva e politica della collettività.

A Milano questa rete conta una decina di palestre popolari. Per indagare questa realtà abbiamo parlato con Lorenzo Pedrini, bresciano d'origine ma milanese d'adozione, che in quella realtà ha fatto pratica e ricerca, tanto da averci scritto un libro (“La boxe popolare. Etnografia di una cultura fisica e politica”, edito da Novalogos) che, partendo dallo sport popolare, sfocia nella sociologia.
Un passo normale se si pensa cosa significhi promuovere e praticare “sport popolare”.

“Nelle palestre – ci racconta – si promuovono progetti sportivi, politici e culturali, dando risposta al bisogno di partecipazione dal basso di lavoratori, precari, disoccupati, migranti e studenti”. Mentre racconta abbiamo bene in mente la forza dello sport popolare e la sue potenzialità in fatto di aggregazione delle fasce più svantaggiate.
“La boxe popolare e lo sport in generale, hanno un significato più alto di quello che siamo abituati a farci raccontare dai media. È un'opportunità per conoscere e riconoscere l’altro, la compagna e il compagno, valorizzando le peculiarità di ciascuno”.

Nelle palestre l'attività sportiva ha prezzi accessibili a tutti, spesso pari a zero, e non sono previste tessere; non ci sono vincoli di appartenenza, se non criteri di esclusione ben precisi. Quali? chiediamo. “Ovvio – risponde ridendo – l'antifascismo!”.

Nelle palestre, infine, l'arte di incrociare i guantoni non è la sola praticata, anche se la più diffusa. “Sono molte le attività portate avanti, anche in comune, all'interno del CAPPA. Sul piano sociale ovviamente c'è molto fermento: nel pieno dell'emergenza Covid, ad esempio, le palestre sono state convertite in magazzini solidali”.

Leggendo il “manifesto” presente all'interno del sito si capisce un po' meglio qual è l'obiettivo del CAPPA, ovvero quello di superare gli ostacoli materiali imposti dalla società, verso una maggiore consapevolezza nei propri mezzi ed una riscoperta della coscienza di classe.
Parole che abbiamo sempre fatto nostre e che abbiamo imparato a conoscere ancora meglio lungo il viaggio che stiamo intraprendendo all'interno nell'associazionismo sportivo: che si tratti di calcio, rugby o pugilato, di palestre autogestite o di campetti all'aperto lo sport popolare deve essere la casa della socialità, dell'integrazione, della collettività e della lotta al fascismo e alle discriminazioni.