TuttoStPauli incontra Roberto Beccantini - Beck is back!

14.01.2021 23:37 di  Massimo Finizio   vedi letture
TuttoStPauli incontra Roberto Beccantini - Beck is back!

Roberto Beccantini è nato a Bologna il 20 dicembre 1950. Giornalista professionista dal giugno 1972. Ha scritto per La Stampa dal 1° febbraio 1992 al 31 agosto 2010.

La carriera in pillole. Primi passi a Bologna, prime righe sul baseball. Poi, dal 20 agosto 1970: dieci anni a Torino, nella squadra di Tuttosport, con la quale debuttò come capo-rubrìca del basket; dal 1° marzo 1981, a Milano, dieci anni alla Gazzetta dello Sport, come responsabile del calcio internazionale. Ha seguito nove Olimpiadi estive, da Monaco 1972 a Pechino 2008 (meno Sydney 2000, quando era responsabile della redazione sportiva de La Stampa), e i Giochi invernali di Torino 2006; nove Mondiali di calcio, da Argentina 1978 a Sudafrica 2010; otto campionati d’Europa di calcio, da Roma 1980 a Austria e Svizzera 2008; tutte le finali di Champions League dal 1992 al 2010 più altre finali sparse. È stato giurato italiano del «Pallone d’oro». Collabora con il “Guerin Sportivo” e “il Fatto quotidiano”. Sport preferiti: atletica, basket, calcio, è sposato con Liliana, interista, e vive a Milano uno dei mostri sacri del giornalismo italiano, come giornalista accreditato ha vissuto momenti tristi ed oscuri come anche molte splendide vittorie e momenti magici dello Sport Azzurro oggi risponde a noi di Tuttustpauli.com 

Dopo aver fatto l’inviato per «Tuttosport», «La Gazzetta dello Sport» e «La Stampa», cosa fa oggi? 

Oggi collaboro con il "Corriere dello Sport-Stadio", "il Fatto quotidiano" e il "Guerin Sportivo". Curo un blog che sa tanto di clinica per malati di calcio, www.beckisback.it, e scrivo per il sito di Eurosport (www.eurosport.com). Amo tutti gli sport, dal baseball al basket, ma sul gradino più alto del (mio) podio continua a rotolare il pallone. 

Da tanto tempo lei è un grandissimo sportivo, come vede la leggenda del Sankt Pauli ?

Il quartiere di Sankt Pauli è stato sempre conosciuto per altri motivi. Alberto Sordi lo raccontò nel film "I Magliari" del 1956. Il sottoscritto, molto meno colto, lo abbinò alle luci rosse. Senza trascurare, naturalmente, il grande e austero porto che gli fa da sfondo ad Amburgo, scintilla inesausta di racconti e reportages. Più di recente, inoltre, Sankt Pauli è tornato a incuriosirmi per la pila di libri e le migliaia di articoli che illustrano la storia dell’Associazione del FC Sankt Pauli. Per tacere di siti quali "Brigate Garibaldi" e "Tuttostpauli.com": strumenti che servono a divulgarne e perpetuarne lo spirito. 

Il Sankt Pauli è campione nel calcio per non vedenti e campione nel rugby (8 scudetti), è fortissimo nel beach-volley e va bene anche nel triathlon. Come mai in Italia nessuno conosce questi fatti sportivi? 

In Italia siamo esterofili e superficiali. Adoriamo il dilettevole, detestiamo l’utile. Salvo rare eccezioni. E’ in questa pigrizia intellettuale e agonistica che si colloca il calcio professionistico: uno sport tritatutto che attorno a sé ha fatto terra bruciata, letteralmente. E invece ce ne sarebbe tanto da romanzare, da tramandare. Li chiamano "sport minori", ma minori lo sono solo per gli orecchianti, per coloro che più in là del campanile pallonaro non riescono andare. Sarebbe viceversa suggestivo e molto, molto, istruttivo ricordarsi di Franco Bertoli detto "mano di pietra" e del Cus Torino, prima squadra italiana e occidentale ad aggiudicarsi la Coppa Campioni di pallavolo: capace, nel 1980, di battere addirittura i campioni in carica, i poliziotti di Bratislava (Cecoslovacchia, all’epoca). Ci siamo dimenticati degli Abbagnale nel canottaggio, di Patrizio Oliva oro a Mosca nel pugilato, di Andrea Giani e della Nazionale di pallavolo che ha vinto tutto, e di un sacco di altri atleti. Siamo un popolo dal braccino corto e dalla memoria cortissima. E se è vero che il calcio resta la punta dell’iceberg, con il Totocalcio che, in passato, funzionò da piano Marshall per l’intero sistema, non si può e non si deve buttare via l’iceberg. Abbasso la massificazione. Al diavolo la mercificazione. Ben venga, quindi, un’associazione come il Sankt Pauli che non esclude ma include, non sottrae ma somma, integra e non discrimina. 

Il modello associativo tedesco, che noi chiamiamo «modello Sankt Pauli», oltre a registrare un notevole impatto sociale contro il razzismo e le discriminazioni, favorisce la competitività sportiva senza gravare sul bilancio. Quali potrebbero essere le difficoltà a importarlo in Italia?

Quando giravo la Germania per raccontare lo sport, mi colpiva - subito e soprattutto - un dettaglio. L’organizzazione. Vuole un paio di esempi? Il Mondiale del 2006, con la trovata dei treni notturni no-stop, e la Bundesliga, con stadi sempre pieni, poca violenza e pochissimo razzismo. Ecco: si riuscisse mai a importare  un simile modello, potremmo gonfiare il petto e vantarci di "aver vinto un’altra Coppa del Mondo". Le difficoltà non mancano, ma occhio: i vantaggi le superano, le smontano. Lasciate per un attimo da parte i riflessi tragici della pandemia (lo so, non è facile) e provate a immaginare, quando torneremo alla normalità: ne ricaveremmo uno straordinario sviluppo di tipo economico e sociale. Sviluppo che premierebbe il Coni - nella sostanza, non solo nell’immagine - e gioverebbe, in particolare, alle singole Federazioni. Nella speranza di imitare l´associazione sportiva del Bayer Leverkusen a trovare gli eredi di Ulrike Meyfahrt, Dieter Baumann o Heike Henkel, tutte medaglie d’oro all’Olimpiade».

In Italia fioriscono decine di associazioni sportive di base i cui valori fondativi sono in linea con quelli associativi tedeschi in generale e del Sankt Pauli in particolare. Sono poco conosciute, purtroppo, e non riescono a interagire tra di loro anche a causa di un quadro normativo insufficiente. Pensa che lo sviluppo di queste associazioni, magari con il sostegno di una nuova legge ad hoc, possa aiutare la ripresa dello sport italiano a livello di Coni e Federazioni?

Al netto della crisi che il Covid ha creato e sparso per il mondo, una nuova legge a sostegno dello sport di base, e in grado di diffonderne il valore sociale e formativo, è assolutamente necessaria. Il modello del Sankt Pauli potrebbe essere un riferimento in linea con le esigenze. Personalmente, poi, sono per lo Ius soli. E’ un ponte, non un muro. Aiuterebbe lo sport a aiutare la comunità. 

 Pensa che sia importante coinvolgere i media sportivi italiani in un pubblico dibattito sull'Associazionismo? Dovremmo quindi sentire l’opinione dei direttori della «Gazzetta dello Sport», del «Corriere dello Sport-Stadio», di «Tuttosport»? 

Premesso il conflitto di interessi, certo: sarebbe prezioso, non banalmente importante. Più si parla, più si coinvolge, più si discute, prima si arriverà a una soluzione che, senza destrutturare il calcio, stimolerà l’anima polisportiva dei club, sul solco tracciato dal Bayer Leverkusen o il Sankt Pauli. 

La base dello Sport in Germania è molto più larga, quindi dà una grossa mano sia economica sia numerica. Come può uscire lo sport italiano dalla crisi magari riprendendo il progetto tedesco (e non ci riferiamo solo all'emergenza Covid)? 

Come prima cosa, servirebbero dirigenti di larghe vedute. Così illuminati e illuministi, appunto, da privilegiare lo sport a quel bieco vitalizio che rappresenta, da anni, la poltrona. L’allarme  pandemico li ha paradossalmente aiutati. Pensi: negli Usa, il presidente può restare in carica al massimo per due mandati, otto anni in tutto. Da noi, pur avendo varato norme più restrittive, i decenni e i ventenni non si contano. Una vergogna. Urge una nuova legge che limiti a due i mandati, per rinfrescare l’aria, e metta al centro del villaggio la "chiesa" dello sport globale e trasversale, così fertile da poter germogliare attorno al calcio senza inficiarne la "primogenitura". Se non ci si sbriga, la tecnologia vigente e cogente finirà per moltiplicare gli sportivi seduti e ridurre, drasticamente, gli sportivi praticanti.

Grazie per aver risposto alle nostre domande carisismo Roberto Beccantini e sempre forza Azzurri per lo Sport Italiano sia sempre piu inclusivo Grazie beck is back!