Ringhia ancora Gattuso, quei tifosi non sono i nostri
La foto che proponiamo oggi l’abbiamo scattata in sala stampa a Duisburg nel 2006. Eravamo con l’allora FIGC e anche lo staff azzurro e seguivamo in maniera discreta la bella Nazionale, i colori azzurri, come avevamo fatto tante altre volte in Italia.
Pochi sanno che proprio a Sankt Pauli, insieme alla RAI, avevamo organizzato il punto dove per oltre due settimane vennero trasmesse le "Notti mondiali". Per la RAI eravamo a fianco di Fabrizio Failla che aveva con sé la troupe della RAI di Firenze; in studio il grande Mazzola con il quale, prima, durante e dopo le trasmissioni, scherzavamo allegramente.
Gli studi che avevamo approntato erano dentro uno dei migliori punti di incontro degli italiani, il ristorante La Vela, che oggi purtroppo non esiste più. Era a soli 500 metri dallo stadio del Sankt Pauli ma strategicamente al centro della città e, soprattutto, di fronte al luogo scelto dai tedeschi per le loro trasmissioni.
Eravamo al porto di Sankt Pauli: fu una decisione che solo in seguito si rivelò strategica, grazie alla conoscenza dei posti e delle abitudini dei tedeschi, e alla grande competenza di chi, in quel tempo — oggi di Tuttostpauli — affiancò i colori azzurri.
Ci chiamarono il giorno prima della mitica partita di semifinale; passammo tutto il giorno in sala stampa e in alcuni uffici dello stadio di Casa Azzurri a tradurre e decodificare le varie informazioni che arrivavano nel turbolento pre-partita.
Rino Gattuso era il "motorino" del centrocampo; in conferenza forse anche troppo gentile e diplomatico, si era trattenuto tutta la sua aggressività per la partita.
Che bei ricordi: con lui Cannavaro prendeva a calci il pallone, come Carla Fracci ballava con Rudolf Nureev al Teatro Bol’šoj; Del Piero e Totti giocavano come Giulietta e Romeo, amanti e duellanti. Buffon aveva chiuso la saracinesca come Lev Jašin; Zambrotta correva più veloce di Speedy Gonzales.
Oggi abbiamo 400 sbandati nulla facenti che vanno in Moldavia per offendere un Campione del Mondo: solo criticare sarebbe anche troppo. Bisognerebbe fare un monumento a Rino solo per aver accettato un incarico oltre il limite, impossibile e senza obiettivi — lui non è colpevole.
Essersi seduto in quella panchina gli dà oggi sicuramente visibilità di cui non ha bisogno, responsabilità che oggi non può prendere perché il settore giovanile e lo sport italiano sono talmente distrutti e senza soluzioni che anche il suo ringhio non può portare aggressività nell’azione, in quanto manca la base nel calcio italiano odierno: manca il talento del 2006.
Bisogna invece puntare il dito sui responsabili veri, che sono a Milano sia in Federazione che in Lega; anche lo Sport e il Ministero hanno le loro grandi colpe. La loro continua ricerca di fondi di bottiglia, di cordate speculative che desiderano scalare l’Everest senza sapere dove sia.
Andate a Wilmington, nel Delaware, e troverete la casella postale di molte società italiane di calcio; altre le trovate alle Isole Cayman: sono pressoché tutte fallite. Molte altre invece hanno spesso varie sedi — chi ad Amsterdam, chi quotate alla Borsa di Londra — altre con sedi in altre città solo domiciliate, ma le loro attività commerciali poi sono a Las Vegas o altrove.
Lo sport italiano è un film degli anni ’60: «italiani brava gente». Siamo in ritirata ed i nostri non se ne sono ancora accorti; fa freddo, si gela, ma imperterriti vanno sempre avanti, illusi.
Il Benfica ha sede a Lisbona; il Boca Juniors ha sede a Buenos Aires. In Norvegia invece giocano a calcio solo per pochi mesi ogni anno: purtroppo per loro hanno il vero freddo oltre alle montagne, ma in tantissimi giocano a calcio. «Vichingo» viene dal nome del Sankt Pauli pirata: furono i pirati partiti dal porto delle Landungsbrücken, a 200 m dallo stadio del Millerntor, che colonizzarono il nord — la famosa Lega Anseatica.
Nel Nord Europa le squadre hanno la loro terza squadra, la quarta: in questa maniera forgiano ed allargano la loro base da cui poi parte il settore giovanile. Che colpa ne ha il «Ringhio» Rino se invece noi usiamo le seconde squadre, vendute bene dalla stampa come un nuovo modello per formare i giovani, le S.p.A. le utilizzano per fare plusvalenze, ma poi addirittura fanno minusvalenze e falliscono. Dovrebbero essere controllate le S.p.A. italiane.
Abbiamo anche un altro record in Italia: siamo gli unici al mondo con un campionato in cui oltre 120 scudetti sono teoricamente vinti, ma oltre 18 sono ancora in discussione — scudetti con petizioni, scudetti denunciati, scudetti di cartone. Negli ultimi anni sono fallite oltre 160 S.p.A. calcistiche: una catacomba, simile solo alla ritirata italiana dal Don.
Qui il link della nostra proposta alla 7ª Commissione Sport della Camera:
Proposta alla 7ª Commissione Sport (PDF)
La nostra proposta per uno sport migliore e praticato come nel Nord Europa. Questi politici invece accarezzano i busti che hanno a casa loro e aizzano 400 imbecilli contro Rino Gattuso: sono ridicoli. Politici irresponsabili che scaldano il banco — cosa vogliono ancora dallo sport, distrutto da un calcio inguardabile e da S.p.A. fallite? Andatevene via il prima possibile.
Se vuoi che trasformi questo testo in un post per il sito (HTML pronto per CMS), in una newsletter o in un post per social, dimmi il formato e lo preparo subito.
