Verrà ripetuta la prima partita sospesa per razzismo in Germania

23.12.2021 16:50 di  Luca Bolli   vedi letture
Verrà ripetuta la prima partita sospesa per razzismo in Germania

Sembra il classico caso da “trova le differenze” ed invece è la spiacevole cronaca di una partita non giocata, che ha fatto scalpore in Germania, sollevando non poche polemiche e creando molto sgomento nell'ambiente sportivo e non solo: per la prima volta in Germania una partita è stata sospesa per cori razzisti.

L'Osnabrück gioca a Duisburg, terzultima della classe in terza serie (Dritte Liga), una partita che per i padroni può significare agganciare il treno salvezza, per gli ospiti avvicinare la zona playoff. Al 33', con il punteggio fisso su un inutile 0-0, parte qualche parola non proprio amichevole dalla tribune; obiettivo degli insulti è Aaron Opoku, 22enne di origini ganesi e nato ad Amburgo, che proprio dall'Amburgo è arrivato in prestito in Bassa Sassonia.

L'arbitro Nicolas Winter, che definirà poi quanto accaduto “molto drammatico in tempi già difficili”, non ci ha messe molto per decretare la sospensione della partita, commentando poi in diretta televisiva di non volere e potere continuare visto che Opoku era sotto shock.

Vi sembra una scena già vista? Se la risposta è no, avete ragione. In Italia si tende a minimizzare, parlare di bravata o goliardata, al più di un gesto di pochi, che non possono rappresentare un'intera tifoseria: così “the show must go on” e a farne le spese spesso è il giocatore oggetto di insulti razzisti. Quanto successo in Germania, invece, rende l'idea dell'abisso culturale che si cela dietro alle possibili scelte da fare e alle decisioni da prendere; perché a Duisburg è successo qualcosa che potrebbe risultare incredibile agli occhi di un italiano.

Con le squadre mestamente negli spogliatoi, dagli spalti i tifosi dell'Osnabrück gridavano "Nazis raus!" (seguiti dai tifosi locali), la tifoseria di casa solidarizzava con Opoku, mentre i tifosi (loro sì) indicavano alle autorità il colpevole, subito individuato e preso; perché questo fa chi non è solo “cliente”, ma socio di un club: contribuisce al bene dell'associazione e la difende anche - e soprattutto - dall'idiozia fascista e razzista.

Il presidente del Duisburg si è subito detto sconvolto, aggiungendo che quanto successo “non corrisponde ai nostri valori e non devono accadere scene come questa in nessuno stadio, soprattutto non nel nostro”. Gli stessi dirigenti delle società si sono trovati d'accordo sia sull'interruzione, nonostante nello stadio si fosse palesato un solo imbecille su circa 6500 tifosi, che sulla ripetizione della partita: comunione d'intenti messa a referto dall'arbitro e probabilmente decisiva per la replica dell'incontro, divenuta ufficiale proprio in questi minuti. Alla fine “il calcio ne deve uscire vincitore”.

Anche quanto successo a margine di questo spiacevole e deprecabile episodio sta lì a segnare ancor di più la distanza tra Germania ed Italia. Alla Schauinsland-Reisen-Arena di Duisburg è ben presto risuonata la canzone antifascista "Schrei nach Liebe" della band berlinese Die Ärzte (tifosi e soci del Sankt Pauli), media e addetti ai lavori hanno parlato senza mezzi termini di razzismo e molte società, in primis l'Amburgo che ne detiene il cartellino, hanno avuto parole di conforto per Aaron.
Anche il Sankt Pauli non ha mancato di esprimersi sulla vicenda, tweettando “Razzismo fuori dagli stadi! Piena solidarietà ad Aaron”.

Ok ora riavvolgete il nastro, pensate a quanto succede negli stadi italiani in ogni categoria e...trovate le differenze.