Sinistra e Ska(Lea): Silvio Longobucco, il Paul Breitner italiano

22.12.2020 22:15 di  Massimo Finizio   vedi letture
Silvio Longobucco
Silvio Longobucco
© foto di TuttoTernana

Silvio Longobucco è stato un grande giocatore tra gli anni '70 e '80, sicuramente il primo terzino di fascia di quella epoca o per gli standard di oggi difensore esterno! Nasca a Scalea ma sportivamente tutto inizia da Terni con la Ternana dove si trasferisce a solo 16 anni partendo in treno. Esordisce quindi non ancora 18enne con i rossoverdi, poi 3 scudetti con la Juventus, una finale di coppa dei campioni persa a Belgrado contro il grande Ajax, poi 7 anni bellissimi a Cagliari ed infine Cosenza la sua terra e soprattutto gol e Coppa italo-inglese alla fine della carriera sportiva! Ci parla della sua storia e soprattutto di come lo sport sia cambiato e come si potrebbe migliorare.

Silvio, sei stato un grande del calcio: pochi conoscono veramente il tuo passato dalla Ternana alla Juve e poi al Cagliari ed infine al Cosenza dove hai anche vinto una bella coppa (1983)! Ci racconti brevemente un paio di aneddoti o ricordi per te molto cari? 

Beh, senza dubbio il mio esordio a Terni a 16 in serie B: dimmi chi riesce ancora oggi a fare un debutto a quella età nel professionismo, lontano da casa e tieni conto erano anche gli anni '60. Oggi giri in aereo, ti prendono in Maserati: io partii in treno. Insomma altri tempi anche se io debbo dire bellissimi: un calcio popolare e nostalgico forse. Poi a Torino altri ricordi, anche quelli da libro cuore, girare il mondo e vedere tanti stadi e tante persone con le quali ti fermavi anche dopo la partita e parlare e qualche volta a bere. A Cagliari sarei voluto restare, bellissima atmosfera, bellissima la Sardegna, il posto piu bello al mondo: poi di nuovo la mia Calabria ed anche la coppa con il Cosenza.  

Sappiamo che sei stato sempre, diciamo così, un discolo politicamente un po come Paul Breitner: era solo per i capelli lunghi che portavi e che in alcune squadre ti volevano sempre accorciare? 

Mio padre era un grande seguace di Nenni mentre la mia Scalea era un feudo democristiano e io, per far contento tutti ed essere all´opposizione ,divenni di sinistra. Certo che conosco il grande Paul ma a lui non gli fecero tagliare i capelli al Bayern (ride). 

Sono mitiche le tue sgroppate sulla sinistra, sei stato uno dei primi (forse il primo) a giocare esterno sinistro sia di attacco che di difesa (mitica la tua sgroppata all'89 minuti nella semifinale di derby con tiro rasoterra e quasi gol!). Giocavi sulla sinistra per motivi politici? 

Sono stato sempre per il popolo e non potevo che giocare a sinistra (ride) ma fu un'intuizione di Wickpaleck a mettermi a sinistra dato che alla Ternana avevo iniziato centrale in difesa. Certo, non solo spingevo sempre, mi ricordo che nel derby in quella semifinale Wickpaleck mi disse di "ballare" quindi di attaccare tra il loro difensore ed il loro esterno centrocampista e fu in questo modo che Capello fece a centrocampo una grande partita, ed io quasi segnai al 90' minuto! 

Da tanto tempo sei un grandissimo tifoso del Sankt Pauli: quando e come sei entrato a far parte di questa grande famiglia? 

Conosco i meriti sociali non quelli sportivi: bastano quelli sociali, sarebbe bello poterli sviluppare anche in Italia, da noi.

Il Sankt Pauli è campione nel calcio per non vedenti e campione nel rugby (8 scudetti vinti), è fortissimo nel beach-volley e va bene anche nel triathlon. Come mai in Italia nessuno conosce questi fatti sportivi? 

Abbiamo uno sport ormai polarizzato ai grandi eventi e non alla formazione dei vivai e dello sport popolare: ci vorrebbe un cambio dei manager e della politica in generale. Purtroppo siamo in queste condizioni.

Il modello associativo tedesco, che noi chiamiamo modello Sankt Pauli, ha un notevole impatto sociale contro razzismo, discriminazione e favorisce competitività sportiva senza gravare sul bilancio. In Italia questo modello esiste già da molto ad esempio nella tua Scalea (Ska Lea): non sarebbe forse l'ora di regolamentare anche con una legge sullo Sport popolare finalmente e sostenere direttamente il CONI?

Sarebbe fantastico, certo: quando andavo in giro per l'Europa vedevo sempre prima delle mie partite, ad esempio prima dell´incontro con la Dynamo Dresda, sempre tanti sportivi fare sport. In particolare mi ricordo donne bellissime e grandissime, più forti e muscolose degli uomini, fare allenamento: che vuoi altri tempi ed altre organizzazioni di associazioni. Noi oggi puntiamo solo al risultato. Sarebbe ottimo ad esempio la possibilità di fare la stessa cosa qui: SKA LEA fa un grosso lavoro, lo Scalea calcio ha dato molti giocatori e fu campione d'italia primavera nel 1971 ma oggi con la disoccupazione ed i problemi sociali cosa possiamo fare? Sarebbe bellissimo fare come il Real Madrid o il Bilbao o il Sankt Pauli ma abbiamo bisogno di un cambio politico e di un cambio di rotta: sicuramente una nuova legge sullo sport sociale. 

Da ex giocatore pensi che sia importante coinvolgere i media sportivi italiani e le istituzioni (Comuni, Regioni e Governo) in un pubblico dibattito sull'associazionismo? 

Sicuramente: certo tutti devono cambiare socialmente e politicamente, poi possiamo affiancare le associazioni sportive e partire dappertutto. Anche a Scalea.

Come può uscire lo sport italiano dalla crisi (e non ci riferiamo solo all'emergenza COVID)? 

Abbiamo bisogno di un cambio di rotta politica, sociale e popolare. 

ringraziamo Silvio per il tuo contributo forza Scalea e forza tutte le associazioni