Fallimenti, fallimenti e fallimenti… Non sarà ora di cambiare spartito?

19.04.2022 19:00 di Stefano Pagnozzi   vedi letture
Fallimenti, fallimenti e fallimenti… Non sarà ora di cambiare spartito?
TUTTOmercatoWEB.com

In questi giorni a Catania è andato in scena l’ennesimo fallimento di un club professionistico del calcio italiano. A tre giornate dalla fine del campionato, la società etnea, dichiarata ufficialmente fallita lo scorso dicembre, stava portando avanti la stagione grazie all’esercizio provvisorio conclusosi il 9 Aprile per la decisione del tribunale civile di Catania che, preso atto della mancanza di offerte per il club, l’ha revocato. Conseguente conclusione anticipata della stagione e la cancellazione dalla classifica del girone C di Lega Pro per la revoca dell’affiliazione alla FIGC. 

Un nuovo caso come ormai da anni ci stiamo tristemente abituando a vedere, sono ormai oltre 150 i club professionistici che sono falliti negli ultimi 15 anni, un’ecatombe senza fine e senza che dai vertici del calcio italiano, e tanto meno dalla politica, ci sia stata la benché minima proposta di riforma per porre un argine a questo fenomeno in cui le uniche vittime senza colpa sono tifosi, dipendenti, fornitori, insieme a tutto l’indotto che una squadra di calcio genera localmente lasciando un intero territorio senza la propria squadra di calcio, senza sport ed attività sportiva.

Noi di proposte ne stiamo facendo da tempo per tentare di dare suggerimenti per frenare questo declino e per provare a ricostruire un’idea di comunità che consenta di recuperare tutto il settore dello sia in termini di attività sportiva che del suo indotto.

La problematica della sostenibilità economica delle società sportive dovrebbe ormai essere chiara a tutti, soprattutto agli addetti ai lavori, ma continuano a mancare le proposte, da chi avrebbe il potere e tutto l’interesse ad agire, per risolverla, o meglio, puntualmente si ripropone la stessa ricetta: i club passano di mano in mano imprenditore/gruppi/cordate che non risolvono i problemi debitori, spesso li aggravano, finché la mole non è tale da rendere impossibile la prosecuzione della giostra, e si chiude tutto.

Cambiare spartito sarebbe importante, e ancora di più farlo prendendo ad esempio quello che caratterizza la realtà del Sankt Pauli: Il suo modello sociale e economico basato sull’integrazione e l’aggregazione sarebbe la migliore soluzione per una vera ripartenza che restituisca una prospettiva di lungo termine al calcio e allo sport in generale.

Quindi è necessario ricostruire un vero legame con la base sociale della città, l’imprenditoria e le istituzioni per ripartire prendendo ad esempio modelli di gestione  basati sulla partecipazione,  ponendo al centro del progetto l’obbiettivo di ricreare attorno alle società sportive una base solida, viva e coinvolta a tutti i livelli che consenta di ricostruire lo sport cittadino e programmare un futuro.

In Germania la sostenibilità è una delle priorità per tutti gli associati che guidano e indirizzano la gestione delle associazioni sportive, esistere e garantire l’accesso allo sport per tutti viene prima di qualsiasi ambizione di crescita sportiva. Allargare la base, crescere e radicarsi sul territorio e i risultati sportivi saranno la semplice conseguenza del buon lavoro che si fa localmente. Una ricetta semplice, adattabile a qualsiasi contesto eppure spesso gli stessi tifosi la snobbano inseguendo i sogni di gloria millantati dall’ennesimo imprenditore avventuriero che tempo qualche mese, se fortunati qualche anno, riporta tutti nel baratro. E’ questo quello che volete? Ancora? E’ tempo di cambiare registro, di fare un passo in avanti, se veramente il calcio e lo Sport è della gente, bhé, è il momento che ‘la gente’ faccia un salto in avanti per assumersi la responsabilità di proporre un vero cambiamento perché ormai è evidente che se non ci salviamo da soli nessuno delle istituzioni, sportive e non, lo farà.