La legge non é uguale in Italia: anche il razzismo non è uguale purtroppo in Italia

06.01.2023 23:58 di  Roberto Consiglio   vedi letture
Lameck Banda
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Lameck Banda
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Anno nuovo, vecchi problemi. Potrebbe essere intitolata in questo modo la ripresa del campionato di calcio di serie A, ripartita in questi primi giorni del 2023 dopo circa due mesi di stop dovuti alla Coppa del Mondo giocatasi in Qatar. 

Nella prima giornata del nuovo anno, infatti, sono stati ben due gli episodi di razzismo verificatisi sui campi di calcio della serie A. A Lecce, nel corso del match tra i giallorossi salentini e la Lazio, si sono levati degli ululati razzisti dal settore ospiti occupato dai sostenitori biancocelesti. Bersaglio di tali cori sono stati due giocatori del team salentino: l'attaccante zambiano Lameck Banda ed il centrocampista camerunese Samuel Yves Umtiti. 

Lo stesso Umtiti a fine partita, vinta dalla sua squadra su quella biancoceleste, ha lasciato il campo in lacrime con tutto lo stadio giallorosso che intonava il suo nome. Subito dopo il fischio finale, sono state numerose le voci che hanno detto la loro su questa vicenda: dal sindaco della città salentina passando per l'allenatore del club fino al presidente della Fifa Gianni Infantino.

Troviamo abbastanza ipocrita la presa di posizione del numero uno della Fifa perchè questa stessa figura poche settimane fa, durante i Mondiali in Qatar, ha fatto di tutto per permettere allo spettacolo di andare avanti nonostante le varie proteste per gravi episodi di razzismo e di discriminazione che si sono levate intorno a questo grande evento. 

Ricordiamo che lo stesso Infantino non ha permesso, alla nazionale di calcio tedesca di scendere in campo con la fascia arcobaleno.Tale fascia sarebbe stato un supporto alla comunità LGBTQ i cui diritti, soprattutto in alcune zone del mondo come quella che si affaccia sul Golfo Persico come il Qatar stesso, non vengono sempre rispettati.

Poche ore fa è arrivata anche la presa di posizione della serie A riguardo i fatti di Lecce. La curva nord della Lazio, cuore del tifo più caldo biancoceleste, è stata infatti chiusa per la prossima partita che Immobile e compagni giocheranno in casa contro l'Empoli domenica 8 gennaio 2023. Secondo il giudice infatti i cori sono stati fatti partire da dei tifosi presenti a Lecce che, nelle partite casalinghe, occupano i posti in Curva Nord. Ancora una volta insomma si è deciso di punire tutto un settore per colpa di pochi pensando che questo sia un monito che non faccia fare gli stessi cori in futuro.Tale presa di posizione è stata adottata anche in passato sia contro la stessa Lazio sia contro altre società di serie A. Se però il problema persiste, evidentemente la squalifica di un determinato settore non ha avuto gli effetti sperati.

La stessa mano forte, però, il giudice sportivo non l'ha usata contro i tifosi del Napoli. Anche i partenopei, infatti, si sarebbero resi protagonisti di alcuni cori razzisti, levatesi dal settore ospiti di San Siro nei confronti dell'attaccane interista Romeru Lukaku durante la partita tra Inter e Napoli giocatasi la sera di mercoledì 4 gennaio 2023.In questo caso, però, il giudice sportivo non ha avuto la prontezza di individuare i settori dello stadio Maradona occupati da coloro che, secondo varie testimonianze, avrebbero lanciati tali cori razzisti. Inoltre, bisogna ricordarlo, il settore ospiti di San Siro, era stato chiuso a tutti i tifosi napoletani residenti nella regione Campania (e quindi alla maggior parte degli ultras azzurri che seguono la loro squadra del cuore ovunque in Italia ed in Europa).

Chissà perchè questa presa di posizione così differente verso gli ultras laziali ed i napoletani. Forse anche in questo caso si può parlare di vera e propria ipocrisia da parte delle istituzioni calcistiche nostrane.

La chiusura della curva dopo episodi di razzismo, in passato, non ha certo debellato tale fenomeno...anzi ne ha ancora di più compattato quelli che si rendono protagonisti di queste iniziative deplorevoli e razziste! Evidentemente la chiusura dei settori di uno stadio e la repressione non è il metodo giusto per debellare tale fenomeno. Forse anche in Italia si potrebbe cominciare a pensare ad un “fanladen” in stile St Pauli che sarebbe un vero e proprio coordinamento di tifosi.

Chissà che anche in Italia, prima o poi, non si arrivi a tentare questa strada... la speranza, in questi casi, è sempre ultima e morire.