Barcellona al Monte di Pietá: il Bayern Monaco resta il nostro esempio

12.08.2022 08:40 di Massimo Finizio   vedi letture
Barcellona al Monte di Pietá: il Bayern Monaco resta il nostro esempio

Ormai siamo al collasso: il Barcellona ha ormai veduto tutto quello che poteva vendere ed è ad un passo del fallimento totale (ne avevamo parlato qui in tempi non sospetti).

Aggiorniamo la situazione a meno di 48 ore dall'inizio del campionato: ha comprato tantissimi giocatori tra cui Lewandosky (dopo una vero e proprio litigio col Bayern che gli aveva consigliato di non andare in Catalogna) il cui tesseramento però non è però stato formalmente completato/accettato da parte della Lega Calcio spagnola (LFP). Il motivo è semplice: mancano oltre 150 milioni di euro di coperture economiche. Un disastro, tanto che i giocatori messi sotto contratto potrebbero essere liberati a parametro zero nonostante. Ricordiamo che il Barca ha già venduto i diritti delle proprie licenze marketing per oltre 100 milioni, ottenendo altri 400 milioni per aver venduto per i prossimi 12 anni le proprie sponsorizzazioni e i diritti televisivi per il prossimi 25 anni. Ha infine creato poi un'altra società ed ha rivenduto gli stessi diritti per altre centinaia di milioni: scatole cinesi, sono ma forse noi italiani capiamo meglio se, per aiutare la fantasia tricolore, portassimo come esempio del Monte di Pietá dove si portano gli oggetti di valore per avere del contante in un periodo di crisi.

Questa forma di autofinanziamento ufficialmente nata nel medioevo, in Italia dal 1489 offre la possibilità alle persone di avere subito e senza grandi problemi molta liquidità a fronte dell'impegno di vari oggetti di valore che nel medioevo potevano essere persino i materassi o i tavoli di casa. Precursori di questa evoluzione finanziaria furono le nostre banche italiane nate in Toscana in quel periodo: ricordiamo il Banco di Santo Spirito legato al Vaticano che con spirito "cristiano" era vicino alle famiglie che non avevano il pane quotidiano. Le varie banche facevano in pratica una sorta di elemosina cercando di essere vicine ai più bisognosi. 

La situazione del Barcellona è molto vicina dal ridicolo e a quelle situazioni del medioevo, avendo in pratica ormai per i prossimi 15/20 anni venduto tutto quello che poteva vendere. Non ha in pratica futuro. Lo avevano previsto i bavaresi, consigliando a Lewandosky di non andare: in Italia invece venne criticato Bayern per la funesta previsione.

In ogni caso per Lewandosky potrebbe ancora farcela ad indossare il blaugrana: se entrassero coperture per almeno 150 milioni di euro lui sarebbe il primo e forse il solo a poter essere tesserato, ma mancano solo 48 ore, forse meno dato che il Barcellona inizia il campionato domani sera contro il Rayo Vallecano in casa ore 21. 

Invece per Raphina (Leeds), Kounde (Sivilla), Kessie (Milan) e Christensen (Chelsea) non ci sarebbero molte possibilità per poter iniziare la loro avventura con i catalani. Gli stessi dirigenti blaugrana stanno cercando di risolvere il contratto con de Jong, olandese che invece non vuole andare via, forse perché trattato un po male dal "mas que un club". 

Noi invece preferiamo continuare a guardare in Germania al modello Sankt Pauli e all'esempio Bayern Monaco: bilancio migliore al mondo. Ed allora perché in Italia non riusciamo a guardare senza veleni, senza egoismi esenza invidie a questo esempio?