Mentana, Cottarelli ed Interspac: l'associazionismo non è un bancomat!

02.06.2021 19:00 di  Luca Bolli   vedi letture
Mentana, Cottarelli ed Interspac: l'associazionismo non è un bancomat!
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Image Sport

Ricordo che nel paese dove sono cresciuto e nella città dove poi ho frequentato l'università era celebre la domanda “hai una moneta?”. Si faceva ad amici e sconosciuti per comprare le sigarette, per prendere una birra, per prendere il biglietto del bus. Molto più spesso capitava che gli altri chiedessero “una moneta” per fare chissà cosa... Il comun denominatore era sempre lo stesso: nessuno, di partenza, aveva un soldo. Eravamo tutti squattrinati e felici.

Preambolo necessario per prendere con un sorriso quanto segue.
È curioso che si senta parlare di azionariato popolare (intendendo forse l'associazionismo popolare, chissà!) sempre e solo quando c'è bisogno di soldi. Di “monete”. Di molte, moltissime “monete”. L'ultimo caso, fresco fresco, è quello dell'Inter, cui si fa un gran parlare sui media sportivi e di finanza, con tifosi e qualche ex giocatore che nutrono più di qualche dubbio sulla gestione Zhang. Difficile entrare nelle questioni societarie altrui e non è certo questo il luogo adatto.

Tra i più preoccupati, però, sembrano esserci due big (almeno quanto a richiamo mediatico) come il Chicco nazionale e Carlo Cottarelli, celebre economista, politico, editorialista e chi più ne ha più ne metta.
Il buon Enrico Mentana, nella sua ricetta per salvare l'Inter da un potenziale crack di Suning, propone un azionariato popolare (aridaje!) dei tifosi, proponendo parole d'ordine come quotazione in borsa, capitale, acquisto, pacchetto di azioni, partner di minoranza. Insomma non proprio un bel primo passo se ciò che si vuole scongiurare è una bancarotta, ma soprattutto l'ennesima occasione persa per iniziare a parlare seriamente, ad un livello così alto, di associazionismo.

Quello che manca, come sempre, è una visione più sociale che capitalistica, che metta cioè al centro la persona ed il tifoso, piuttosto che il suo portafoglio. Quello a cui vorremmo aspirare ovviamente è il modello tedesco, il modello Sankt Pauli, o del Bayern per restare in tema Inter, visto che proprio dell'associazione sportiva di Monaco si stanno riempiendo la bocca in questi giorni i tifosi interisti più facoltosi.

L'esempio più lampante è, appunto, Carlo Cottarelli, promotore di Interspac, ovvero quella cordata di tifosi interisti vip (tra i quali una quindicina di profili top della finanza italiana) che aspirerebbe ad una quota di minoranza del club neroazzurro. Ancora a maggio 2021 dichiara che il “Bayern è il modello da seguire”, cioè “un club il cui 75% è nelle mani di 170mila tifosi”. Dei tifosi (che in realtà sono soci e più di 300.000 ormai) se ne parla come fossero azionisti qualunque, legati quindi più da uno scambio di azioni, che da una comune partecipazione ad un progetto associazionistico. Manca, ancora una volta, la comprensione di quella che è la partecipazione popolare nello sport in Germania, del concetto dell'associazionismo che andiamo ribadendo da mesi e che è ben diverso e superiore.

Gli Zhang sanno che ci siamo”, ha dichiarato Cottarelli in una trasmissione di Radio Rai, ribadendo poi come “il problema dell’Inter sia di liquidità e il nostro progetto a medio termine non renderebbe subito disponibili centinaia di milioni".

Quello che Cottarelli e Mentana stanno chiedendo, seppure percorrendo strade leggermente diverse (che forse un giorno si incontreranno) è esattamente quella moneta che chiedevamo noi quando eravamo squattrinati e felici. Se le cose vanno male, servono soldi; e quando servono soldi, si sa, in Italia devono uscire fuori dalle tasche dei tifosi, siano essi facoltosi o meno. E la storia insegna come questo tipo di approcci si sia sempre rivelato fallimentare (è il proprio caso di dirlo per Cesena, con Cesena per Sempre), impercorribile (Rimini, abortito sul nascere, o Parma o MyRoma) o totalmente insignificanti come Milan). Altre imprese sono nate completamente sballate o senza idee nè esperienze come a Torino o Livorno. E questa idea, affascinante ma un po' bislacca, ad onor di cronaca circa 20 anni fa venne persino ad un gruppo di mecenati della Juventus ma, per quanto inutile sottolinearelo, non se ne fece nulla.

Ma l'associazionismo, il modello Bayern, è ben altra cosa!