La legge Zan passa alla Camera: un successo verso inclusione e rispetto

04.11.2020 19:25 di  Luca Bolli   vedi letture
La legge Zan passa alla Camera: un successo verso inclusione e rispetto

Il 4 novembre potrebbe essere ricordato in Italia come il giorno in cui si decise di fare un deciso passo verso il riconoscimento di maggiori diritti per la comunità LGBT (acronimo oggi ben più articolato, ma che useremo per comodità). Ma non solo. Oggi, infatti, libertà, eguaglianza e inclusione potrebbero iniziare ad avere un senso davvero più profondo, grazie all'approvazione alla Camera della “legge Zan”, quella che in poche parole dovrebbe punire discriminazioni omotransfobiche, misogine e verso la disabilità.

Parole che, sappiamo bene, sono centrali nei nostri discorsi attorno all'associazionismo sportivo.
Una battaglia che è stata tradotta in vittoria dai 265 voti a favore e che adesso dovrà essere sublimata dal passaggio, non semplice, al Senato. Numeri che hanno visto ancora una volta la destra arroccarsi su posizioni antidemocratiche, con i suoi 193 voti contrari (4 esponenti di FI hanno votato a favore), posizioni intolleranti e idee strampalate. Come quella secondo cui la legge andrebbe a ledere la libertà di parola e di espressione: ammesso che possano definirsi tali gli abusi verbali e fisici su determinate minoranze, la legge all'articolo 3 prevede che siano “fatte salve la libera espressione di convincimenti o di opinioni, nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Con buona pace dei revisionisti destri.

Oggi forse, ma solo oggi, fanno più male quei 193 voti contrari, piuttosto che le offese omofobe, il sessismo e l'abilismo. Ma fa anche male che sia necessario normare un atteggiamento che invece dovrebbe essere naturalmente umano, improntato all'inclusione e al rispetto. Verrebbe quasi da dire che dovrebbe essere improntato al “disinteresse”: perché sarebbe bello se l'opinione pubblica non si appassionasse più tanto morbosamente all'orientamento sessuale di una persona, o magari non considerasse più il sesso o la disabilità un deficit qualitativo.

Non dovrebbe fare notizia, per esempio, il coming out di Carolina Morace: il momento in cui una persona non considererà più come una liberazione la dichiarazione delle proprie scelte di vita, quello sarà un gran momento per la società. Dopotutto nessuno chiede quali scelte facciano in privato Ronaldo, Ibrahimovic o Bonansea. Ma quello che fanno Linari o Rapinoe deve fare notizia e la fa; così come ha fatto notizia persino il recente coming out dell'arbitro norvegese Tom Harald Hagenm: arrivato ad arbitrare in Europa League e in Champions, qualcuno può adesso attribuire delle incapacità al 42enne norvegese per il solo fatto di avere gusti sessuali piuttosto che altri? Non crediamo.

Persino il Papa nei giorni scorsi, rivolgendosi a tutto il mondo, ha parlato delle unioni civili come necessarie alle persone omosessuali per una maggiore tutela legale: parole rivoluzionarie che non solo hanno aperto una nuova strada verso il riconoscimento di diritti imprescindibili, ma che probabilmente hanno anche spalancato al coraggio il cuore dei politici nostrani.