Caffè? Sì, grazie, quello di St Pauli per il sociale e contro le dipendenze

04.09.2022 18:00 di  Giuseppe Livraghi   vedi letture
Caffè? Sì, grazie, quello di St Pauli per il sociale e contro le dipendenze

Quando si narrano le gesta del Sankt Pauli, si corre sempre il rischio di passare tra Scilla e Cariddi: troppo o troppo poco. In realtà, il sodalizio amburghese è un’entità assai complessa (una sorta di “stile di vita”), per capire la quale è necessario conoscere l’estrema cultura sociale dei tifosi sanktpauliani, i quali fanno spesso scuola (anche esportando i loro progetti e le loro idee).

Per avere un esempio del “mondo Sankt Pauli” abbiamo incontrato Alex e Stefan, i due portavoce dell’associazione (corrispondente al club dei tifosi) di bevitori di caffè di fede biancomarrone.

Sì, avete letto bene: un club di bevitori di caffè, composto da tifosi cultori della bevanda più amata dagli italiani ma apprezzata anche in Germania. 

Quando è sorto il club di bevitori di caffè di fede sanktpauliana?

Il club nasce di fatto negli ormai lontani anni Ottanta, quando le droghe, l’alcol e tante altre dipendenze (non ultima, quella dei giochi, a quei tempi non ancora denominata “ludopatia”) divennero una vera e propria piaga, con influssi molto deleteri sulla gioventù di allora. Ciò spinse parecchi tifosi a darsi da fare per fermare tale deriva. Tuttavia, solo a metà del decennio successivo si riuscì a creare una vera e propria associazione, che oggi conta 45 soci tra attivi e passivi, ove gli attivi sono i soci che svolgono direttamente e attivamente il lavoro culturale dell’associazione, mentre i passivi sostengono appunto la progettualità.

Il vostro consiste, in pratica, in un servizio sociale.

Tale affermazione non è lontana dalla realtà. Infatti, sono ormai molti anni che seguiamo le persone bisognose di aiuto a causa di problemi di dipendenze, la principale delle quali è l’alcol. Il caffè è, dunque, diventato un “veicolo” molto importante (nonché di gusto) per accudire e seguire tali persone: in sostanza, con noi si seguono le partite della compagine biancomarrone (discutendo con tanta passione, ma sempre con garbo e rispetto) bevendo un buon caffè, anziché “rintronarsi” con l’alcol. 

Il vostro lavoro è stato anche premiato dall’omologo tedesco dell’INPS.

Non è nostra abitudine lodarci, ma effettivamente ciò è esatto. Il nostro lavoro nel sociale è stato visto positivamente non solo dai cittadini, ma anche dall’omologo tedesco dell’INPS, che ha premiato la nostra associazione con il più importante riconoscimento fino a quel momento mai riconosciuto a un’associazione legata allo sport.

Ciò ha “svegliato” anche i mass media, che hanno puntato i riflettori sul “modello Sankt Pauli”…

Assolutamente sì. Il terzo canale della TV pubblica regionale ne ha parlato e la nota rivista settimanale Der Spiegel ci ha dedicato degli articoli. In pratica, dal “mondo Sankt Pauli” nascono idee e progetti poi imitati (e ciò ci inorgoglisce) da tante altre società.

L’impegno contro le dipendenze continua anche allo stadio, giusto?

Da questa stagione, nella più grande tribuna d’Europa con posti in piedi (Gegengerade) esiste un punto vendita di bevande non alcoliche: in pratica, il Sankt Pauli “si muove” non solo a favore dell’ecologia e della sostenibilità, ma anche contro le dipendenze.

Le vostre iniziative sono state ben accolte anche dai sostenitori di un’altra società tedesca “di culto”: l’Union Berlino.

Verissimo. Nella partita di Coppa tra i berlinesi e i nostri “pirati”, i soci del nostro club sono stati invitati a Berlino per incontrarsi con i tifosi dell’Union aventi il nostro stesso intento di combattere le dipendenze, in particolare l’alcolismo. L’associazione berlinese omologa della nostra ha un nome tedesco che in italiano si potrebbe tradurre in “guardando sobriamente”.

In pratica, al di là del risultato sportivo, il Sankt Pauli ha comunque vinto.

Certamente! Ha vinto una “battaglia” sociale e di civiltà!