Gioco basso risultato basso: la finale di Monaco ha sentenziato la disastrosa fine del modello italiano del non calcio

01.06.2025 18:29 di  Redazione StPauli   vedi letture
Gioco basso risultato basso: la finale di Monaco ha sentenziato la disastrosa fine del modello italiano del non calcio
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di www.imagephotoagency.it

La disfatta di Monaco di Baviera per il calcio italiano va ben oltre il semplice risultato sportivo.
Il nostro intento è quello di sottolineare l’aspetto sportivo, senza cadere nelle solite polemiche “tutti contro tutti” che affliggono il dibattito calcistico italiano.

Non siamo qui per alimentare la narrazione di "furti arbitrali" o presunte congiure in stile "ladri contro il Bayern", come avviene spesso con squadre inglesi come Manchester City, Arsenal o Manchester United, che peraltro vengono regolarmente tifate dai nostri connazionali nelle coppe europee. Noi, invece, sempre divisi, continuiamo a comportarci da provinciali.

Il risultato di Monaco è stato storico in senso negativo: si è trattato della sconfitta con il margine più ampio mai registrato in una finale europea.
Appena battuto il calcio d’inizio, i francesi non hanno effettuato il classico passaggio all'indietro ma, con un'intuizione da sportivi abituati al rugby, hanno calciato direttamente in "touch", verso la bandierina avversaria. Una mossa insolita per il calcio, ma coerente con la loro cultura sportiva: la Francia è campione in carica del Sei Nazioni di Rugby.

Definizione di "touch": calciare direttamente il pallone fuori (in fallo laterale) senza che tocchi il campo o un altro giocatore.

Un record nel record: mai nella storia di una finale si era visto un tocco così deciso al primo secondo di gioco.

Al contrario, nel calcio italiano, il gioco inizia con un passaggio all’indietro, seguito da una lunga serie di tocchi nella propria area, in particolare quella dei 5 metri, una pratica che penalizza i portieri e annoia profondamente il pubblico.
Questo approccio è spesso definito "gioco basso", e viene giustamente criticato da molti esperti. Eppure, la Serie A continua a ignorare il problema.

La nostra opinione è chiara: il gioco all'indietro ha snaturato l’essenza del calcio, che è, o dovrebbe essere, giocare in avanti e attaccare.

Vogliamo ricordare che nel 1982, in Spagna, con una difesa a tre composta da Scirea, Gentile e Cabrini, e un centrocampo guidato da Antognoni, l’Italia giocava un calcio brillante e spettacolare.
I gol di Paolo Rossi contro il Brasile furono frutto di pressing alto e gioco diretto.

Lo stesso accadde nel 2006, con una squadra che non giocava all’indietro, ma cercava l’attacco in ogni occasione.
Indimenticabile la semifinale di Dortmund: un assedio continuo concluso con i gol di Grosso al 119' e Del Piero al 120'.

Nella finale di Monaco, invece, al 75° minuto, abbiamo assistito a una sequenza di oltre 20 passaggi consecutivi tra i giocatori avversari, accompagnati dagli “olé” del pubblico.
Un calcio offensivo e moderno, praticato nella metà campo italiana, che una volta apparteneva anche a noi.

Oggi, purtroppo, il nostro calcio si è trasformato in una parodia del possesso sterile, con tanto show nei talk sportivi, ma poca sostanza in campo.

L’11 luglio 1982, al Santiago Bernabéu, eravamo noi a ricevere gli “olé”, nel trionfo dello Spumante italiano.
Ma oggi, non ci qualifichiamo nemmeno ai Mondiali.

La finale di Monaco non ha solo sancito una sconfitta, ma ha mostrato in modo definitivo la crisi irreversibile del "gioco basso" italiano.
Un calcio sempre più basso. Troppo basso.