Olimpia: Associazione Italiana Allenatori Calcio chiede alla FIGC

21.08.2025 20:29 di  Redazione StPauli   vedi letture
Olimpia: Associazione Italiana Allenatori Calcio chiede alla FIGC
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Le Olimpiadi nacquero nel 776 a.C. e le guerre si fermavano.
Oggi l’AIAC chiede che lo sport si fermi per fermare le guerre.
Noi siamo al fianco dell’AIAC, perché la FIGC prenda una posizione chiara, forte e immediata.

Il testo dell’AIAC

AIAC alla FIGC: Israele deve fermarsi

Una partita di calcio, preceduta dagli inni nazionali, può essere considerata solo una partita di calcio?
Quel che sta accadendo nella Striscia di Gaza, con riflessi pesanti in Cisgiordania e in Libano, può essere semplicemente annoverato come uno dei 56 conflitti attivi nel mondo, che dovrebbero avere la stessa attenzione e uguale reazione?
Il massacro terroristico compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023, con oltre un migliaio di vittime innocenti israeliane e la presa di 250 ostaggi, può giustificare la feroce rappresaglia genocida di Israele, che ha causato decine di migliaia di morti civili palestinesi, fino ad annunciarne la deportazione?

Sono tutte domande che l’Associazione Italiana Allenatori di Calcio si è posta e che pone adesso alle altre componenti federali e alla FIGC tutta, anche in vista dei prossimi incontri che vedranno la Nazionale italiana, l’8 settembre e il 15 ottobre, opposta a quella israeliana.

L’enormità degli accadimenti che si stanno susseguendo in quei territori martoriati impone una presa di coscienza da parte di ognuno e anche, a nostro avviso, un’azione concreta, commisurata al dramma in atto.
Non è più tempo di moral suasion nei confronti del governo Netanyahu, palesemente sordo agli appelli che gli vengono rivolti da più parti, comprese partecipate manifestazioni di piazza e voci importanti del suo stesso popolo. A conferma che le critiche e le contestazioni oggettive non strizzano l’occhio ai terroristi di Hamas (una parte non secondaria del problema) e, soprattutto, non nascondono pulsioni antisemite irrisolte.

Lo diciamo con forza: davanti all’Olocausto siamo per sempre tutti ebrei e nessuno vuole togliere il segnalibro della memoria. Ma la Storia non si è fermata a quell’orrore e ci interroga oggi, senza sconti per nessuna nazione. Senza dimenticare che l’“occhio per occhio” biblico resta una formula affidata da Dio a Mosè perché la reazione a un male subìto non sia sproporzionata. Vale per ogni singolo, vale a maggior ragione per uno Stato democratico.

Il comma 5 dell’art. 2 dello Statuto federale recita:
“La FIGC promuove l’esclusione dal gioco del calcio di ogni forma di discriminazione sociale, di razzismo, di xenofobia e di violenza”.

Il Consiglio Direttivo dell’AIAC, unanimemente, crede dunque che, davanti alle stragi quotidiane — che hanno riguardato anche centinaia di morti tra dirigenti, tecnici e atleti, compresa la stella del calcio palestinese Suleiman al‑Obeid — sia legittimo, necessario, anzi doveroso, porre al centro del dibattito federale la richiesta, da proporre a UEFA e FIFA, dell’esclusione temporanea di Israele dalle competizioni sportive. Perché il dolore del passato non può oscurare la coscienza e l’umanità di nessuno.