Modello St Pauli? No, modello Lotito: il pasticcio Salernitana

28.06.2021 20:45 di  Stefano Severi  Twitter:    vedi letture
Modello St Pauli? No, modello Lotito: il pasticcio Salernitana

Da ormai un anno TuttoStPauli è attivo per propugnare i vantaggi e le possibilità dell'associazionismo nello sport, un modello che trova la sua consacrazione in Germania e soprattutto in riva all'Elba, in quel di St Pauli. Tanto che spesso si usa direttamente il termine "modello St Pauli" per decantare quanto l'associazionismo possa sviluppare ed esaltare il concetto di sport popolare e partecipazione delle masse. Bene, prendete tutto questo e pensate all'esatto contrario, ovvero ad una ristretta cerchia che ha la pretesa di decidere su tutto e su tutti: ecco l'italianissimo "modello Lotito".

I fatti. In Italia quasi non esistono le seconde squadre come in Germania (unica eccezione la Juventus) così Claudio Lotito, presidente della Lazio, compra la Salernitana tramite il fratello e il cognato, quel Mezzaroma già ex proprietario del Siena (indovinate un po?) a lungo protagonista in A e poi fallito. Dopo un po' di anni la Salernitana, grazie all'impresa del tecnico Fabrizio Castori (quello che aveva portato già il Carpi in Serie A proprio mentre Lotito, intercettato, sosteneva che la serie A non potesse permettersi di avere il Carpi), i granata si classificano secondi in campionato e guadagnano sul campo l'accesso al massimo campionato.

Il problema. Il regolamento è chiaro: non si possono iscrivere due squadre riconducibili alla stessa proprietà. In altre parole: anche se Lotito è formalmente presidente solo della Lazio, sono chiari i suoi legami con la Salernitana che pertanto non può essere ammessa in serie A a meno di una repentina cessione. Lega e Figc sono chiari e concedono un mese di tempo a Lotito per trovare un acquirente: i termini scadevano ieri visto che a giorni occorre formalizzare le iscrizioni al prossimo campionato.

La soluzione. Lotito non vende ma, a pochi minuti dalla chiusura dei termini, invia una Pec in cui annuncia di aver affidato il club ad un trust. Il trust in teoria è un organo indipendente, e sottolineiamo indipendente, che deve gestire provvisoriamente una società (sigh! stiamo parlando di una squadra di calcio come fosse una spa) facendone gli interesse naturali fino alla sua cessione. In tal modo - secondo il diritto anglosassone che conta però su una situazione diversa anni luce da quella italiana - si garantisce l'imparzialità e la trasparenza della gestione della Salernitana, almeno rispetto alla Lazio.

L'inghippo. Lotito però nomina presidente del trust un suo uomo di fiducia come l'ex generale Ugo Marchetti andando apparentemente anche contro le imposizioni della Figc che avevano chiesto che la presidenza fosse affidata ad una personalità giuridica. E già questo rischierebbe di far saltare il disegno di Lotito ma, essendo in Italia, tutto ciò non avverrà.

Al di là di come si risolverà questa sceneggiata, quello che più colpisce è il modo con il quale sono trattati sia la città che i tifosi di Salerno. A più di un mese dalla promozione sul campo non sanno ancora nè chi sarà il proprietario nè il campionato nel quale giocheranno. Non lo sanno semplicemente perchè con il modello italiano, o modello Lotito, non hanno alcuna voce in capitolo. La Salernitana è un giochino nelle mani di un presidente di A, così come il Bari, ad esempio, lo è in quelle di De Laurentis del Napoli (e una situazione simile potrebbe riproporsi tra qualche anno).

Senza associazionismo lo sport non ha futuro, o almeno, non sarà mai sport popolare. Resterà sempre e soltanto un giochino per presidenti ricchi e annoiati, come dimostra il caso Salernitana.